Se qualcuno dovesse immaginare il contenuto di una legge di conversione di un decreto denominato “sostegni bis” potrebbe pensare che il parlamento si stia adoperando per tutelare e per dare un supporto concreto alle fasce più colpite dalla pandemia ma spulciando le pagine degli atti parlamentari si scopre che la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento, sottoscritto da alcuni deputati di Lega e Forza Italia, che disciplina l’estinzione anticipata dei contratti di credito ai consumatori cancellando, di fatto, gli effetti della sentenza Lexitor in forza dei quali, in caso di estinzione anticipata di un finanziamento, devono essere rimborsati tutti i costi sostenuti in modo proporzionale. Insomma una norma che offre un sostegno straordinario non ai consumatori che hanno contratto prestiti sino ad ora ma alle banche e che, secondo le stime, vale circa 10 miliardi di euro. Ma facciamo un passo indietro. La Corte di Giustizia Europea l’11 settembre 2019 ha chiarito che già a partire dal recepimento nazionale della direttiva 48/2008, gli Stati avrebbero dovuto rispettare il dettato normativo così come interpretato in sede di Lexitor. L’esigenza di emanare una decisione sul tema è stata dettata dall’atteggiamento degli istituti di credito che, al fine di aggirare la normativa, avevano escogitato una distinzione dei costi contrattuali tra quelli c.d. up front e quelli recurring limitandone la possibilità di restituzione solo a quest’ultimi. Ovviamente, i contratti prevedevano unicamente costi non rimborsabili e pertanto la norma europea risultò del tutto elusa. Dunque la pronuncia della Corte di Giustizia Europea che obbliga gli istituti al rimborso di tutti i costi, sia up front e sia recurring, ha provocato un terremoto per le banche. Tuttavia, nonostante la sentenza Lexitor, la circolare di Banca d’Italia del 4 dicembre 2019 e la decisione del Collegio di Coordinamento dell’ABF, tanti istituti hanno scelto di fare “resistenza” al dettato normativo. Una sceneggiatura simile a “La Casa de Papel” ma a parti invertite: una banda di banchieri che rapina, con la stessa intensità e forza della fortunata serie tv spagnola, i consumatori. Ed invero, mentre alcune banche e finanziarie tra cui Unicredit, Compass, Pitagora, Fiditalia, hanno deciso di riconoscere il diritto alla riduzione dei costi, tanti altri istituti, tra cui Intesa SanPaolo, ViviBanca, Banca Sistema, Italcredi, IBL, hanno negato il rimborso e, soprattutto, si sono resi inadempimenti a centinaia di decisioni dell’Arbitro bancario Finanziario che, occorre evidenziarlo, si appalesa sempre più come un organo pressoché inutile. In questi due anni abbiamo assistito ad elaborazioni giuridiche da parte degli istituti bancari tali da parcheggiare l’idea che l’Italia sia la culla del diritto. Per loro non ha alcun valore la Costituzione, il diritto dell’Unione europea, il codice civile, ed il diritto altro non è che plastichina da modellare a proprio piacimento. Qualcuno si chiederà se è normale che una banca non rispetti quanto indicato dalla legge e ribadito dal proprio organo di vigilanza. Ebbene, per le banche tutto è possibile, anzi c’è di più. Alcuni parlamentari, immaginiamo su suggerimento delle lobby, hanno addirittura presentato un emendamento, e fatto approvare, che prevede in buona sostanza:
- la non restituzione dei costi up front – come invece previsto dalla CGUE- per i contratti sottoscritti prima del 2021;
- l’eventuale restituzione delle commissioni con diritto di regresso nei confronti degli agenti per i contratti post 2021;
Una manovra legislativa che consentirà di punire nello stesso frangente consumatori e agenti di intermediazione finanziaria, salvaguardando solo ed unicamente il bilancio delle banche.
I consumatori non avranno più alcun diritto di chiedere la restituzione dei costi e, per i contratti stipulati dopo l’entrata in vigore della legge di conversione, in caso di rimborso le banche potranno rivalersi nei confronti degli agenti che rappresentano l’ultimo anello della catena dell’erogazione del credito.
Da un punto di vista giuridico c’è da evidenziare che questa norma appare incostituzionale poiché viola il principio del primato del diritto europeo e i relativi obblighi previsti.
Tuttavia ciò che sta accadendo non è passato inosservato e numerose associazioni di categoria, coordinate dal Segretario Generale Movimento Consumatori Alessandro Mostaccio, hanno lanciato un appello al Premier Draghi affinché intervenga per stoppare questa gravissima violazione dei principi cardine del diritto europeo che, in caso di definitiva approvazione, comporterebbe il concreto rischio per lo Stato Italiano di subire una procedura di infrazione.
In conclusione, il parlamento si appresta alla conversione in legge di un decreto che, dietro alla suggestiva denominazione “sostegni bis”, nasconde un regalo sotto l’ombrellone per gli istituti bancari che potranno così brindare tutti insieme ad un risparmio di circa 10 miliardi di euro.
Ci aspettiamo che qualche forza politica si accorga dell’esistenza di milioni di consumatori e lavoratori che non possono sempre subire lo strapotere delle banche.
avv Fabrizio Monopoli
Qui la nota delle Associazioni di categoria dei consumatori con il testo dell’emendamento approvato.