PRESTITI FINO A 25 MILA EURO: TANTI I PROBLEMI DI ACCESSO AL CREDITO.

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È stata sventolata come la più imponente misura di accesso al credito tuttavia le previsioni del decreto liquidità stanno rivelando una serie di problemi applicativi.

Come noto, la misura prevede la concessione del 100% della garanzia pubblica sui finanziamenti sino a 25 mila euro e la sua efficacia è fondata unicamente sulla rapidità nella erogazione del credito e l’assenza di garanzie da prestare, sia pur riconoscendo una valutazione discrezionale da parte della Banca.

Tuttavia, in questi giorni si sta assistendo a tutt’altro: nonostante la circolare esplicativa dell’ABI, le banche non sono ancora edotte sulle procedure da adottare, i tassi di interesse proposti sono più alti del previsto,  i tempi per l’erogazione non sono in linea con l’emergenza e, aspetto più inquietante, le procedure istruttorie adottate sono analoghe a quelle attuate per la concessione dei normali finanziamenti.

Sono numerose le segnalazioni di clienti ai quali sono stati richiesti una serie di documenti (non previsti dal decreto) che appesantiranno la fase istruttoria ed ostacoleranno l’accesso al credito.

Dunque, il decreto che avrebbe dovuto assicurare liquidità in tempi brevi, con tassi di interesse bassi e in assenza di garanzie rischia di diventare un semplice proclama senza la collaborazione fattiva da parte degli istituti di credito.

Ma, qualcuno si chiede, se la garanzia è pubblica perché le banche non si adeguano alle indicazioni provenienti dal Decreto ?

Il problema risiede in due fattori tra loro connessi.

Il primo relativo al fatto che il denaro è pur sempre di proprietà delle Banche che dovranno prestarlo a soggetti che inizieranno a rimborsarlo solo dopo 24 mesi.

Il secondo concerne la fiducia delle Banche nei confronti dello Stato nel garantire effettivamente il credito in caso di mancato rimborso.

Ecco perché richiedendo le medesime garanzie per i finanziamenti resi normalmente, la Banca prova ad assicurarsi di concedere il credito solo a quei soggetti che immagina possano restituirlo sulla base di una valutazione autonoma e discrezionale.

Cosi stando le cose, il privato e l’impresa hanno la necessità di accedere al credito, la banca ha paura, pur in presenza di garanzia, di perdere il denaro prestato, così provocando un corto circuito tale per cui il credito non verrà erogato e la misura di rivelerà del tutto inutile se non controproducente.

Sarà dunque necessario un ulteriore intervento correttivo che possa consentire di chiarire definitivamente le procedure  da adottare per salvaguardare la ratio sottesa alla misura: la rapidità nella erogazione.

Perché l’esigenza di avere il piatto a tavola non può aspettare i tempi della burocrazia.

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