Ancora qualche mese e “Quota 100” raggiungerà il suo culmine. La misura, che interessa chi ha almeno 62 anni di età più 38 di contributi versati, fortemente voluta dal leader della Lega Matteo Salvini scadrà il prossimo 31 dicembre. Cosa succederà allora? Si dovrà pensare necessariamente a una riforma delle pensioni, atteso che non potrà essere dato ulteriore spazio a tale ciclo, nonostante le pressioni di Salvini.
Il Governo Draghi, dunque, dovrà decidere anche su questo fronte.
È stata avanzata dal Pd l’ipotesi della cosiddetta “Quota 92”. In particolare, l’ex Ministro Graziano Delrio (Pd), nei giorni scorsi ha ipotizzato: “Allo scadere di Quota 100, introduciamo Quota 92 (30 anni di contributi e 62 d’età) che aiuti donne e lavoratori impegnati in lavori usuranti. Diamo maggiori garanzie ai giovani. Anche così si esce dalla crisi”.
Cosa si prevede
In sostanza questa possibile misura funzionerebbe in maniere molto simile alla precedente, con la sola differenza dell’età contributiva: si passa dall’attuale di 38 anni a 30 anni.
Da sottolineare che la proposta:
- interesserebbe solo specifiche categorie di lavoratori
- porterebbe delle penalizzazioni (ad esempio chi anticipa il pensionamento potrà perdere una parte dell’assegno)
- si pensa a un taglio del 3% per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia (per un massimo quindi del 15%) o addirittura un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, come nel caso di opzione donna.
Secondo le idee dei proponenti, questa misura di flessibilità dovrebbe essere riservata solamente ad alcune categorie cioè le donne e pensionamenti dei lavori usuranti. Resta quindi in pista la più probabile “Quota 102” per gli altri lavoratori: prevede 64 anni e 38 di contributi.
Il dibattito ha preso avvio di recente, non ci resta che aspettare le sue evoluzioni.